Savini lasci il Turismo torni a vendere automobili

L’assesore Vittorio Savini dimostra di essere diventato un leghista doc: infatti i toni concilianti che ha in privato diventano attacchi maldestri sulla stampa, ben al riparo dalla risposta diretta del bersaglio di turno.

Ha ragione quando dice che abbiamo raccolto pochi voti, ma non tiene conto della nostra corsa in solitaria, del cosiddetto “voto utile” suggerito dal sistema bipolare e della tenera età del nostro simbolo. Anche la Lega raccoglie il dieci percento su riflesso nazionale, non certo per appeal politico suo o di Donini. Queste cose Savini non le sa perché non si è mai occupato di politica, ma le dovrebbe sapere chi gli detta i comunicati stampa.

L’accusa di essere un “perditempo” è un vecchio ritornello del suo coordinatore: peccato che io mi occupi del mio mestiere, dei miei figli e di molte altre cose delle quali vado fiero e dove incontro persone molto più corrette, leali e gradevoli dei miei ex alleati a caccia di seggiole.

Savini farebbe bene a tornare a vendere e riparare auto, per due motivi. Primo perché, a differenza dei leghisti che conosco, ha un mestiere e non necessita di uno stipendio in comune o in aeroporto. Secondo perché sul turismo, cuore e motore di Cesenatico, non sa nulla e non ha alcuna esperienza.

Su Pini e Morrone invece la penso come lui, come Soragni e come Buda; o almeno con quello che ne dicono in privato. Sentire cianciare i primi due di lealtà e deontologia oltrepassa la soglia del ridicolo: come svegliarsi la mattina e credere di essere in Padania. gp

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