Riepiloghiamo brevemente i fatti: nel marzo 2010 la chiusura del Ponte del Gatto e l’ostruzione del Canale di Zadina, causata da ramaglie, fogliame ed erba tagliata e non raccolta dagli argini, hanno provocato, con una pioggia di media intensità, l’allagamento di una vasta area a monte della Statale Adriatica.
Il Comune di Cesenatico si smarcò dalla responsabilità asserendo che la gestione dei fossi e dei canali sono di competenza del Consorzio di Bonifica.
Il Consorzio di Bonifica risponde alle richieste danni dei cittadini alluvionati citando l’Articolo 6 delle norme del Piano di Bacino, dove le zone interessate sono definite “di potenziale allagamento con tirante idrico da 50 a 150 centimetri”.
Per tanto il Comune di Cesenatico doveva, secondo il Consorzio, negare la concessione edilizia ai locali cantinati o semiterrati e doveva autorizzare solo recinzioni in grado di contenere le acque; oltre a chiedere parere all’Autorità idraulica competente prima di licenziare opere, costruzioni o impianti.
Questo per quanto riguarda le costruzioni recenti: non sappiamo invece cosa sia stato risposto ai proprietari di edifici realizzati prima dell’avvento dei piani regolatori o della costituzione delle Autorità di Bacino e simili: ma ci sembra difficile ipotizzare una ammissione di responsabilità e il pagamento degli ingenti danni subiti.
Ai cittadini alluvionati del comune di Cesenatico rimane dunque da operare una scelta: o intentare una lunga e costosa causa, con la possibilità di perderla: oppure arrangiarsi, leccarsi le ferite e pagare per il ripristino dei danni alle proprie cose.
Converrà loro anche confidare nella divina Provvidenza ogni volta che vedranno cadere un pò di pioggia: affinché i canali costruiti con i loro denari siano mantenuti liberi e funzionanti dal personale addetto, pagato coi loro soldi.